"CHE L’UOMO CONOSCA CRISTO"
Il mirabile segno del presepe, così caro al popolo cristiano, suscita sempre stupore e
meraviglia. Rappresentare l’evento della nascita di Gesù equivale ad annunciare il mistero
dell’Incarnazione del Figlio di Dio con semplicità e gioia. Il presepe, infatti, è come un
Vangelo vivo, che trabocca dalle pagine della Sacra Scrittura. Mentre contempliamo la scena del Natale,
siamo invitati a metterci spiritualmente in cammino, attratti dall’umiltà di
Colui che si è fatto uomo per incontrare ogni uomo. E scopriamo che Egli ci ama a tal punto
da unirsi a noi, perché anche noi possiamo unirci a Lui.
Perché il presepe suscita tanto stupore e ci commuove? Anzitutto perché manifesta la
tenerezza di Dio. Lui, il Creatore dell’universo, si abbassa alla nostra piccolezza. Il dono
della vita, già misterioso ogni volta per noi, ci affascina ancora di più vedendo che Colui che
è nato da Maria è la fonte e il sostegno di ogni vita. In Gesù, il Padre ci ha dato un fratello
che viene a cercarci quando siamo disorientati e perdiamo la direzione; un amico fedele che
ci sta sempre vicino; ci ha dato il suo Figlio che ci perdona e ci risolleva dal peccato.
Le Fonti Francescane raccontano nei particolari cosa avvenne a Greccio. Quindici giorni prima di Natale, Francesco chiamò un uomo
del posto, di nome Giovanni, e lo pregò di aiutarlo nell’attuare un desiderio: «Vorrei rappresentare il Bambino nato a Betlemme, e in
qualche modo vedere con gli occhi del corpo i disagi in cui si è trovato per la mancanza delle cose necessarie a un neonato, come fu
adagiato in una greppia e come giaceva sul fieno tra il bue e l’asinello». Appena l’ebbe ascoltato, il fedele amico andò subito ad
approntare sul luogo designato tutto il necessario, secondo il desiderio del Santo. Il 25 dicembre giunsero a Greccio molti frati da varie
parti e arrivarono anche uomini e donne dai casolari della zona, portando fiori e fiaccole per illuminare quella santa notte.
Arrivato Francesco, trovò la greppia con il fieno, il bue e l’asinello. La gente accorsa manifestò una gioia indicibile, mai assaporata
prima,davanti alla scena del Natale. Poi il sacerdote, sulla mangiatoia, celebrò solennemente l’Eucaristia, mostrando il legame tra
l’Incarnazione del Figlio di Dio e l’Eucaristia. In quella circostanza, a Greccio, non c’erano statuine: il presepe fu realizzato e vissuto
da quanti erano presenti.
È così che nasce la nostra tradizione: tutti attorno alla grotta e ricolmi di gioia, senza più alcuna distanza tra l’evento che si compie e
quanti diventano partecipi del mistero.
Da quel presepe del Natale 1223, «ciascuno se ne tornò a casa sua pieno di ineffabile gioia».
Dalla lettera apostolica Admirabile signum del Santo Padre Francesco
SUL SIGNIFICATO E IL VALORE DEL PRESEPE
Greccio, Santuario del Presepe, 1° dicembre 2019
SCENA INTRODUTTIVA
Il titolo del Presepe Vivente , “ Che l’uomo conosca Cristo “, vuole porre l’accento sulla missione, in risonanza col richiamo di Papa Francesco che
nel mese di ottobre ha chiesto a tutta la Chiesa di vivere un tempo straordinario di missionarietà.
Dice il Papa:“L’impegno di ogni battezzato è di portare al mondo la salvezza di Gesù Cristo, morto e risorto… una ricchezza da donare, comunicare:
ecco il senso della missione. Gratuitamente abbiamo ricevuto questo dono e gratuitamente lo condividiamo, senza escludere nessuno.”
Quest'anno la scena introduttiva rievoca un evento che si svolse 800 anni fa, quando S. Francesco si recò nella terra dei musulmani e incontrò il
sultano d’Egitto Al-Malik Al-Kamil.
Mentre sulle rive del Mediterraneo scorreva l’odio - si era infatti nel pieno della V crociata -, S.Francesco si trova a Damietta, sul delta del Nilo.
Aveva sempre esortato i suoi frati ad andare per il mondo, ad entrare in ogni casa ad augurare pace e lui stesso decide di oltrepassare le frontiere
del campo crociato e incontrare il capo della fazione avversa armato solo del suo saio e della sua fede.
La loro conversazione durò per diversi giorni, fu cordiale e piena di rispetto ed è strabiliante che il sultano lo abbia rilasciato incolume. Un gesto di
missione, dettato dall'amore del Santo per Cristo e per tutti i fratelli uomini, e uno dei più importanti gesti di pace nella storia del dialogo tra Islam e
Cristianesimo.